È stata una settimana unica nel suo genere, quella che il chierese Riccardo Tommasi e la sua famiglia hanno vissuto a Barcellona dal 13 al 19 aprile. Classe 2008, alla seconda stagione nel Chieri dopo aver giocato per tre anni nel Torino, Riccardo è stato scelto per far parte della selezione italiana Under 12 italiana che ha partecipato all’8ª Barça Academy World Cup, grandiosa manifestazione che ha visto 2100 piccoli atleti provenienti dai Camp e dalle Barça Academy di tutto il mondo sfidarsi in un torneo per 160 squadre in rappresentanza di 26 nazioni da tutti i continenti.
Ci racconta questa bellissima esperienza Giuseppe Tommasi, papà di Riccardo.
Com’è arrivato Riccardo a far parte della selezione italiana Under 12 alla Barça Academy World Cup?
«Da tre anni mio figlio partecipa al Barça Academy Camp. I tecnici – durante gli allenamenti sono sempre presenti cinque mister della cantera del Barcellona – seguono i ragazzi con molta attenzione, prendendo nota delle loro qualità tecniche ma anche del comportamento, dentro e fuori dal campo: tengono molto a questo aspetto rimarcando che prima di imparare a calciare i ragazzi devono imparare a comportarsi. In autunno la Macsy, la società che organizza i camp italiani per conto del Barcellona, convoca i ragazzi su indicazione dei tecnici. Mio figlio era già stato selezionato l’anno scorso. Dopo aver partecipato nell’estate 2018 al Barça Academy Camp di Castelnuovo del Garda, è arrivata questa seconda chiamata».
Una bella soddisfazione, anche perché il Barcellona non ha scuole calcio in Italia, e di tutti i ragazzi che partecipano al camp ne vengono scelti soltanto 14 per categoria.
«Credo che in questo momento il Barcellona non abbia eguali: è il miglior club al mondo. Lo dimostra in tanti modi, anche con questo evento che fra ragazzi e familiari ha coinvolto quasi 10mila persone. Definire l’organizzazione precisa e puntuale è fin poco».
Com’è andato il torneo per la squadra di Riccardo?
«Hanno vinto 10 delle 12 partite giocate e si sono classificati al 33° posto. Gli italiani hanno lo svantaggio di non conoscersi prima del torneo, a differenza di altre nazioni che arrivano con squadre che già giocano insieme tutto l’anno. È molto importante sottolineare che in questa manifestazione non ci sono cambi tecnici e giocano sempre tutti: 7 nel primo tempo, gli altri 7 nel secondo tempo. A tutti viene data l’opportunità di godersi questa festa».
Da genitore, che esperienza è stata?
«Sia l’anno scorso sia quest’anno, sono state in tutto 24-25 partite, non è mai successo che fra genitori ci sia stato il minimo screzio: si applaudivano indistintamente i ragazzi di entrambe le squadre. Un altro mondo rispetto al calcio italiano dove fra genitori capitano spesso screzi e piccoli litigi. Anche il clima in campo è molto diverso. Mi torna in mente l’immagine dei ragazzi che dopo una vittoria vanno a consolare gli sconfitti: una cosa bella, pulita, toccante. Questo è il vero sport. Un’altra immagine a cui penso è la cerimonia finale, col centrocampista blaugrana Rafinha che si è fermato non so quanto senza negarsi a nemmeno uno dei 2100 ragazzi per una foto o un autografo. Uno spettacolo di calcio notevole. È stato bellissimo aver potuto partecipare regalando a mio figlio qualcosa di eccezionale».
Dal 9 al 14 giugno le strutture del Chieri ospiteranno la prima tappa italiana del Barça Academy Camp 2019. Se per molti ragazzi sarà la prima volta, Riccardo ne sarà un veterano. Cosa rende questo camp diverso dagli altri?
«Riccardo ha partecipato ai camp del Barcellona, del Real Madrid, della Juventus e del Torino. Se gli chiedo quale sia il migliore, non ha dubbi nel rispondere Barcellona. La presenza dei mister sempre sul campo fa sì che i ragazzi siano seguiti molto bene. Il livello tecnico degli allenamenti è ottimo. Al camp lavora molto personale, e anche fuori dal campo i ragazzi sono seguiti come si deve. I responsabili sono disponibili a qualunque ora del giorno e della notte, sono presenti al 100% e sanno fare il loro lavoro: quando affido loro mio figlio per i sei giorni del camp, questo mi permette di essere tranquillo».