Luca Gandini: “Altra annata complicata, ma noi ci siamo”

I dieci mesi più imprevedibili degli ultimi 80 anni hanno sconvolto tutti i settori, calcio compreso. E se i più grandi club del mondo invocano lo stato di crisi, immaginate le difficoltà che hanno affrontato le società dilettantistiche e i presidenti che le gestiscono: “Provengo da sport di fatica e per anni ho imparato bene il significato del termine resilienza e a trarre il meglio da ogni situazione – racconta Luca Gandini, presidente del Calcio Chieri – Sfido chiunque a gestire due annate così. Prima modificare tutto in corso d’opera, e poi affrontare un nuovo campionato tra rinvii e tamponi. Un aspetto che vorrei sottolineare è che sovente i giocatori vengono molto bistrattati, invece io ho avuto due gruppi dove al 99 % per cento si sono tutti comportati prima di tutto come degli uomini veri e di questo li ringrazio. Certo, come sempre qualcuno è riuscito a distinguersi in peggio anche in queste circostanze, ma la quasi totalità è stata esemplare”.
Se la prima squadra in questa nuova stagione, seppur a singhiozzo, è riuscita a giocare, altrettanto non è successo per il vivaio: “La maggior parte dei nostri ragazzi non gioca una partita vera praticamente da febbraio. Questo da presidente di una società che si è strutturata per insegnare il gioco del calcio non mi fa certamente felice. E purtroppo non penso che da gennaio ci possano essere dei cambiamenti immediati in questo senso”.
Tuttavia l’attenzione verso il settore giovanile resta intatta e lo si può notare anche dall’ultimo acquisto consegnato a Marco Didu: “Per me Valenti era l’obiettivo numero 1. Giocatori come lui, Conrotto o Della Valle possono trasmettere anche agli altri quello che voglio io e quello che deve essere il Chieri”.

 

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E a proposito di trarre il meglio anche dalle situazioni più complicate, Luca Gandini offre uno spunto interessante sul mondo dilettantistico: “Credo che in Serie D prima del Covid c’erano troppe società, probabilmente noi compresa, che volevano fare i professionisti senza avere tutti gli strumenti. Secondo me oggi per una società come il Chieri è meglio fare bene i dilettanti che far male i professionisti. Non abbiamo in questo momento le risorse per fare il salto di qualità, quindi occorre fare bene con ciò che abbiamo. Questo significa far crescere il settore giovanile, portare i nostri giovani in prima squadra, occupare una posizione di classifica dignitosa e mantenere una buona gestione finanziaria senza debiti. Stiamo lavorando con questi obiettivi ed oggi posso anche confidare che sono anche più sereno”.
Tornando alla cantera azzurra, le premesse in avvio di stagione erano molto positive: “Vediamo cosa ci riserva il futuro. Sia le giovanili che la Juniores hanno giocato poco, ma dalle nostre squadre mi aspetto molto. E per molto non intendo esclusivamente le vittorie. Vorrei abbattere il concetto che il risultato viene primo di tutto. Il nostro obiettivo principale è crescere giocatori e per farlo, magari, alcune volte giochi con una squadra che scende in campo con diversi elementi di un anno più giovani: forse così non vinci il titolo regionale ma nel tempo produci giocatori migliori. Noi ad esempio abbiamo 2004 già in ambito juniores e 2005 che giocano con gli allievi. Se tu punti solo al risultato fai scelte diverse: ci vuole il giusto mix”.
Con l’obiettivo neanche troppo nascosto di crescere calciatori capaci poi di calcare grandi palcoscenici: “Sono molto felice per Daniel Boloca, che ha fatto l’Under 19 con noi e sabato scorso ha giocato titolare nel Frosinone. Questo, come per Messias, significa che qualcosa di nostro nel suo percorso di crescita lo abbiamo messo. Così come per Valenti: crescere un attaccante che in sei stagioni in D ha realizzato una cinquantina di gol non è così scontato”.
Il bilancio del 2020 non può non fermarsi per un momento sull’accordo con la Juventus. Perché per formare calciatori occorre avere soprattutto ottimi allenatori: “Il progetto Scuola Calcio Juve per me è uno strumento importantissimo per far crescere anche dal basso i nostri allenatori. E’ fondamentale potersi confrontare con realtà nuove, con persone che lavorano in ambito professionistico: ci stanno dando tanto. Così come sono molto contento anche dell’arrivo di Davide Cravero. Ha portato grande professionalità e con Mirko Di Luca, su cui pesavano forse fin troppe responsabilità, forma un duo di grande qualità”.
Nella lista dei desideri per il 2021 c’è “il desiderio di terminare il centro sportivo e quindi stiamo cercando di pianificare alcuni lavori in primavera, mentre da un punto di vista di sicurezza sanitaria vogliamo essere al top e i nostri medici in questo senso stanno facendo tantissimo. In questi giorni abbiamo stipulato un accordo con il Santa Clara Group, quindi da gennaio faremo tamponi e alcune visite da loro. Passare dal fare i tamponi con questo gruppo della federazione, che diciamo è ancora da rodare, ad un centro come il Santa Clara è un vantaggio per i nostri tesserati non da poco”.
Infine un messaggio e una promessa per tutto il mondo azzurro: “Auguri di cuore a tutti: questa è un’altra stagione complicatissima, ma noi ci siamo”.