Ciao Roberto, vecchio cuore granata! Ciao Roberto, vecchio cuore azzurro! Sei stato un esemplare specialista di punizioni ed anche questa volta hai fatto centro, l’ultimo dei tuoi tiri mancini, però non in una porta, ma nei nostri cuori! Ci lascia Roberto Manolino, già presidente, allenatore e giocatore del Chieri. Un “ragazzo del Filadelfia” che ha saputo cogliere il gusto pieno della vita sia nel privato, sia come uomo di sport. Personaggio impareggiabile e competente al massimo, con la dote innata di riuscire ad attirare su di sé l’attenzione di chi lo conosceva.

Nato a Chieri l’8 giugno 1937, Roberto aveva cominciato come tanti a giocare al calcio all’oratorio San Luigi dei Salesiani, entrando poi nell’orbita delle formazioni minori del Torino. Carriera iniziata da ala sinistra e finita da libero, in Leo (a 7 giocatori), Torino, Vigevano, Pinerolo, Chieri, Ciriè. Curriculum azzurro: 254 presenze ufficiali in 13 stagioni, con 68 reti all’attivo, dal 1956-57 al 1973-74. A dir poco insolita la prassi che aveva seguito per diventare un granata. Nei primi Anni Cinquanta, ben rodato dal “catino” di San Luigi, partecipava a Torino ad alcuni tornei a sette, nei quali fraternizzò col portiere della Juventus, Carletto Mattrel, il quale lo esortò a sostenere un provino con i bianconeri. Roberto lo disse al padre Bartolomeo, che volle esaudirlo: si recarono in auto a Torino, ma non sapevano dove fosse il campo della Juventus (il “Combi”) e finirono al “Filadelfia” del Toro, perché papà Bartolomeo vi conosceva il gestore del bar-ristorante, Carlo Cavallito, a sua volta padre di Dario, poi forte centrattacco, per ironia del destino con la maglia della Juventus. Roberto sostenne il provino torinista e firmò subito. Ricorda: “Uno degli allenatori, Rossetti, mi incitava a calciare, gridandomi: «Tira, Nestu! Tira, Nestu!». Dopo un po’ gli feci notare che non mi chiamavo Nestu e lui replicò: «A Chieri tutti i mancini naturali tirano forte e preciso come Onesto Silano!». Il mitico Rossetti, che di Silano era stato compagno di squadra, ne serbava un gradevole e particolarissimo ricordo”.

Fino al termine degli Anni Cinquanta, Manolino si divideva a suon di gol tra Torino De Martino (Riserve) ed il Chieri, duellando col concittadino bianconero Cece Stacchino. Non divenne professionista di proposito e per due ragioni: appartenere ad una famiglia agiata, ramo edile; essere uno spirito libero e indipendente. Aveva inoltre preso sotto la propria protezione un tal Roberto Rosato, col quale spesso si allenava a San Luigi nel primo pomeriggio, durante il doposcuola gestito da Don Francesco Baracco. Indimenticabile il suo atteggiamento quando per non disturbare apriva con delicatezza la porta facendola cigolare, per poi sussurrare: “Diretur, per piasì, an dà ’n balun?”. Manolino segnalò Rosato al Torino “… perché, quando gli giocavo contro, lui dodicenne ed io diciottenne, mi contrastava sempre e mi faceva dannare. Ci guadagnai cinquemila lire e Rosato fu ingaggiato per centomila”.

Al fatidico provino Roberto accompagnò Roberto su una Balilla già blu ma dipinta in seguito a pois di bianco e rosso. Serviva il più delle volte ai due per impazzare nelle vie di Chieri. Roberto Rosato ricambiò i favori a Manolino nel 1970, scrivendo al presidente federale, Artemio Franchi, un’accorata lettera che servì, sull’onda euforica del secondo posto dell’Italia al Mondiale in Messico, a fargli annullare la squalifica a vita rimediata per aver scazzottato 2 anni prima l’arbitro Clapasson. Il provino di Rosato al Toro, settembre del 1956, durò 10 minuti. Quando Oberdan Ussello, detto “Bida”, gli disse di uscire dal campo dove si svolgeva la partita di prova, a Manolino cascarono le braccia: “Ma munsù Ussello, a m’lu gava già?”. Ussello replicò: “Meglio toglierlo in fretta se no me li spacca tutti!”. Roberto Rosato è mancato il 20 giugno 2010; Roberto Manolino lo ha raggiunto e ci ha trovato anche il fratello Adriano: i due Rosato consideravano Manolino come il loro padre putativo. Anche per questo dobbiamo immaginarli vestiti di tutto punto da giocatori con una strana divisa bicolore, mentre stanno palleggiando chissà dove.

 

Testo a cura di Angelo TOSCO.

Nell’immagine di copertina, Roberto Manolino esplode la doppietta al “Filadelfia” in un Torino-Pro Vercelli 5-1 del campionato Federati (De Martino).